mercoledì 18 dicembre 2013

Le Feste.

Arrivi, infreddolita, al portone. Il campanello suona e tu, frettolosamente, sali a due a due gli scalini, mentre cerchi di indagare, dentro te stessa, cosa ti aspetti da questa serata.

Entri. Ti godi, docilmente, la festa.

Poi, Musica.

Il suono vibra calmo nello orecchie, deciso e sublime. Ti alzi, muovi il tuo corpo e decidi di assecodarla, questa musica, dando, a quella melodia, un percezione visiva. Alzi il viso verso un'aria irrespirabile che sa di fumo ed ubriachezza, ridi e ispiri forte la tua sigaretta; un'aria che pesa come piombo, nei tuoi polmoni, pregna di corposità. 

Le feste nascono da una necessità di condividere un aspetto del proprio vivere, trasmettendo, nel pieno del proprio significato, il momento di cui si vuole rendere partecipi gli altri. Birra e fumo sono le spezie di cui ci cibiamo, sperando che l'alcool bevuto, e il fumo inspirato, renda le nostre anime più visibili all'occhio dell'interlocutore che, a sua volta, brandisce una birra dozzinale.
Tabacco e felicità effimera, che vogliamo spacciare come reale e tangibile.

Labbra violacee di vino e sguardi appannati riempono visi gaudenti e abbandonati a piccoli microcosmi, creati artificialmente, per il desiderio di voler sfuggire a impegni prefissati.

Nella mia stessa, eterna, recita di ragazza felice e spensierata, però, mi domando come non riesca ad essere me stessa come quando ho del vino in mano.

Sto parlo di me, ma in realtà le mie parole, alla fin fine, potrebbero provenire dalla bocca di chiunque.

Dovremmo vivere da ubriachi, cosicché le nostre mani e i nostri occhi possano sempre parlarsi davvero, senza filtri.

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