domenica 14 settembre 2014

Ridicole Confessioni Amorose.


Ho voglia di parlare con te. 

Ho voglia di dirti cosa provo quando sto nel mondo.
 

Che sembri una frase ridicola, uscita da un romanzo di serie C, quasi priva di senso, pare anche a me. Ma di questo siamo fatti, delle sensazioni che proviamo quando siamo nel mondo.
 

Possono essere forti, pungenti, lievi, alcune volte tanto lievi da non attirare l'attenzione di un osservatore poco attento. 
Ma di questo siamo fatti: dell'umidità che ti bagna l'occhio quando qualcosa ti colpisce troppo in profondità, in quell'antro in cui speravi che nessuno colpisse mai.
Del secondo di tristezza che ci vela gli occhi, prima che la nostra prontezza ci faccia sorridere in un profluvio di falsa gioia, nell'ennesimo intento ipocrita di mascherare il clown triste che giace sul fondo del nostro baratro.

Muoio dalla voglia di fermarti il polso per dire la verità, per aprire le mie labbra inutili, per liberarmi totalmente - almeno una volta. Per essere sincera, e dare un suono fonetico a tutti quei pensieri cupi che che si affollano dentro di me. Non voglio che tu mi capisca, ma che tu conosca e accetti, semplicemente.

Sarebbe bello poter sciogliere a proprio piacimento il nodo che immobilizza anche la tua gola, per poter sentire le tue parole che sgorgano dal tuo baratro. 

Grattare la scorza, scuoiare l'orso che mi trovo davanti, abbattere il meschino, il cinico, per sentirmi finalmente una privilegiata, e non una fra tante.

Non voglio rimanere clandestina del mio sentimento, non voglio dover ammettere di non essere bagnata anche se mi trovo sotto una pioggia battente. 

Voglio inzaccherarmi della realtà del mio sentimento, come un maiale che si rotola compiaciuto nel fango del suo castro.

La connessione profonda cui aspiro non deve profumare di gabbia e oppressione. 

Potrebbe durare un mese o un anno, come finire nel letto di morte di uno dei due, ma voglio che sia un legame che arrivi fino alle viscere, indipendentemente da quando debba finire. 

Perché non mi piacciono le cose fatte a metà.

Infatti, come non apprezzo i ragazzini che giocano a fare gli adulti, ancor di più detesto gli adulti che si mascherano dietro giochi infantili.

Lasciamo agli altri i selfie, i pranzi con i parenti, le convenzioni sociali, anche se adoro prenderti la mano in pubblico, seppur per qualche secondo, prima di essere assalita dall'imbarazzo; lasciamo che gli altri appaiano pure coppie perfette e noi due stronzi a giro. 

Non mi importa.

Ma lasciami dire che ti amo quante volte io voglia, lasciami il piacere di abbracciarti quante volte lo desideri.

Lasciami essere una stupida, zuccherosissima, femmina. Maiale, deh.