giovedì 10 ottobre 2013

Ex che sanno di scarpe

Un/a ex è come un paio di scarpe che, da adolescente, adoravi; l'avevi viste per caso, passando da una vetrina, in periferia, erano particolari e per questo ti piacevano molto.
Misurandotele realizzasti subito che gli amici ti avrebbero preso un po' in giro, nel portarle, ma, consapevole che la tua forte personalità ti conferiva il dono di indossarle con orgoglio, le comprasti.
Erano comode, ti accompagnavano la camminata quasi ridendo; quasi correvano per te, da quanto il tuo piede di ragazzo era avvolto perfettamente da quel tessuto che non recitava nessuna marca famosa.
Si sbucciavano mentre ci facevi le scampagnate per il litorale maremmano e tu, con cura, le ripulivi, affinché durassero per sempre. Ci andasti ai concerti e ti ammortizzavano il portamento, in mezzo a mille pogate di metallari.
Poi il tuo piede crebbe, lentamente, in modo impercettibile.
All'inizio facesti finta di non curarti dell'anulare che bussava con sempre più insistenza in cima alla scarpa; poi ti arrendesti: passando da un 40 a un 42 questa scarpa non fece più per te. Ad ogni passo compiuto contorcevi il viso dal dolore e dalla scomodità, le galle si moltiplicano e tu, disperato, ti trovasti costretto a levartele di fretta e furia.
Le riponesti nella scatola, chiedesti a tua madre se poteva nasconderle, poiché, essendoci molto affezionato, nel rivederle, un moto interiore ti avrebbe tentato, facendotele rimettere per capriccio.
Le facesti riporre con un po' di frustrazione, chiedendoti come fosse possibile che, nonostante tutta la cura che ne avevi avuto, eri costretto a lasciarle marcire nella scatola, messo al muro dall'ineluttabilità della tua crescita e del tuo piede che si ingrandiva intorno a quel tessuto.
Passano anni, tu nel frattempo hai indossato molti mocassini, alcuni di marca, molti uguali a tanti altri in commercio.
Ti ricordi, improvvisamente, di quelle belle scarpe colorate che ti rendevano così felice di correre per il mondo.
Entri nello stanzino delle cianfrusaglie riposte, sposti un po' di polvere in qua e là.
Riappaiono, all'interno di quella scatola che ti fa illuminare gli occhi.
Le giri tra le mani, le stringhe sono slabbrate, le cuciture allentate, non hanno più uno sguardo gaudente, come un tempo. Confronti il tuo piede nudo con quella calzatura magica, anche un occhio poco esperto capirebbe che non riuscirai più a entrare in quella scarpa scolorita dal tempo e dal disuso.
Però rimani ancor lì a fissarla per un po', con un sorriso malinconico che sa di prati corsi insieme e di calci dati a un flipper che si incantava.
Insieme a quella scarpa hai percorso Km e galoppato, in quei pochi istanti, la voragine del ricordo; adesso, però, è solo una scarpa vecchia, con la quale non potresti più fare neppure un metro senza scaraventarla in un angolo, dal dolore.

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